Vi lascio uno spunto di riflessione che va a collocarsi nel grande quadro delle discussioni sulla cultura nerd/pop.
Stavolta parliamo di generazioni.
Come sapete, per me il tempo è relativo e così mi ritrovo amici che vanno dai 18 ai 99 anni.
Ebbene, una sera stavamo guardando Festivalbar Story con spezzoni musicali dai primissimi anni '80 fino ai primi anni 2000. Con me c'erano anche due amici piuttosto giovani: una ragazza del 1997 e un ragazzo del 1998.
E quando passavano in tv i momenti con Non m'annoio di Jovanotti, o The rhythm is magic della D'Ubaldo, mi chiedevo e chiedevo loro: come vi sentite a guardare delle cose che sono successe solo l'altroieri e che io ho vissuto, ma voi no?
La questione è che comunque loro oggi sono grandi, praticamente adulti: sono io che sto invecchiando. Ma da qui nasce una serie di riflessioni su televisioni, fumetti, generazioni...
Penso che noi più "vecchi" siamo stati fortunati.
Ma prima di passare alla fortuna, è bene riportare le risposte dei due miei amici al mio quesito.
Per loro è normale, non ci vedono nulla di strano -dicono- a guardare cose del, chessò, 1993.
Sì, fa sempre un po' brutto sapere che magari guardi Pulp Fiction, che è comunque un'opera contemporanea, con chi non era neppure nato quando il film uscì nelle sale.
Ma dopotutto, anche noi abbiamo sempre visto film e telefilm dell'epoca precedente, dell'epoca dei nostri genitori.
E da qui mi ricollego al discorso sulla fortuna.
Noi che abbiamo vissuto il boom delle tv, specie quelle private e regionali, ci siamo trovati con ore e ore di programmi vecchi e nuovi.
Library pressoché infinite che pescavano sin dagli anni '50, permettendoci di conoscere, in un unico calderone, prodotti che vennero creati nell'arco di quarant'anni. Senza distinzioni.
Vedevamo il telefilm di Batman del '66 e la serie animata di Batman del 1992.
Le Taratarughe Ninja con Lassie e Furia.
I corti di Tom & Jerry con He-Man.
Sailor Moon e Orange Road con La principessa Zaffiro e Doraemon. Goldrake con Evangelion.
Charlie's Angels e X-Files, Bayside School, A-Team.
Stessa cosa per i fumetti.
Se oggi un fan dei manga (spesso un giappominkia) potrebbe non sapere nemmeno cosa siano Lamù o City Hunter, noi abbiamo avuto tutto e insieme. Fumetti nuovissimi e antichissimi, sullo stesso scaffale in edicola.
Leggevamo il nuovo Inuyasha con Ranma 1/2, Dragon Ball con Arale, Berserk con Ken il guerriero.
Le nostre riviste parlavano di tutto questo, fino ai primi anni 2000.
Le nostre tv trasmettevano tutto questo, fino ai primi anni 2000.
Potrei dire lo stesso anche dei videogames: avevamo la Playstation ma anche ancora le sale giochi con gli arcade del passato. Insieme.
Poi qualcosa è successo, e da lì davvero è cambiato tutto.
Una divisione generazionale.
Che, sì, è come dicono loro: non c'è nulla di strano nel guardare cose vecchie. Ma le cose vecchie non le hanno più sotto gli occhi, sempre.
Oggi i canali tematici hanno creato delle nicchie, non spingono più alla conoscenza a 360° ma a visioni settoriali e mirate.
Le riviste sono sparite quasi del tutto e forse solo i vecchi magazine online tengono ancora fede a quel sentimento.
Insomma, il calderone "senza età" non c'è più.
Il divario generazionale è questo.
Come se ci fosse stato un restart che tende a non far conoscere il passato alle nuove leve.
E per me è inconcepibile. Per fortuna che poi esistono opere aggreganti, dove l'aggregazione è proprio transgenerazionale perché guarda al passato.
Voi cosa mi dite a riguardo?
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