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[MARKETING] scarpe Lidl: un caso (umano) da studiare

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Se qualche anno fa vi avessero detto che avremmo visto gente comperare in massa scarpe-ciabatte-calzini della Lidl come fossero Tod's o Nike, ci avreste mai creduto?
E credereste che qualcuno potrà mai indossare e andare in giro con simili aborti ai piedi?
E ancora, pensereste mai che alcuni sciacalli potrebbero rivendere tali prodotti rincarandone il prezzo fino a oltre 2000€, nonostante il costo di scarpe-ciabatte-calzini al Lidl sia di pochi euro?
Eppure, è quello che questa estate è avvenuto all'estero.
Eppure, è quello che sta succedendo in Italia. Adesso.


Ci sarebbe da fare quasi uno studio sociologico (e psicologico, e di mercato), dietro questo evento.
Il perché la gente debba sentirsi attratta da cose brutte, da acquistare come status symbol, da avere a tutti i costi, è questione vecchia: quando esplode un fenomeno, siamo tutti disposti a indossare nefandezze assurde e pagarle anche care.
Le scarpe da pugile, la giacca bianca, magliette rosa con Gesù, altre scarpe famose che sembrano calzature correttive.
Molte mode terribili le rivedemmo in questo post QUI.

Però erano mode, anche costose. Si trattava, per quanto brutte, di robe targate Puma, Hogan e grandi firme.
Ma qui no.
Qui si tratta di sneaker dal colore giallo/celeste, terribili, che costano manco 15 euro.
Roba che pure i bustoni della Caritas si rifiuterebbero di contenere.
E invece sono già esaurite, e già rivendute a cifre astronomiche.
Dei discount parlammo già diversi anni fa (QUI): una livella sociale in mutazione costante.
Oggi tutti acquistiamo lì perché costa poco, ma magari ci lamentiamo del lockdown che farà chiudere i negozietti sotto casa anche se poi non ci andiamo mai.




Lidl da un po' di tempo si è smarcata dal senso di "spesa da poveri".
Probabilmente continua a essere tale ma riesce a non passare più da mercatone di robe dai loghi in paint, marchi sloveni e imbarazzi assortiti.
Su questo ci hanno saputo lavorare.
Ma ora io vorrei sapere, invece, come sono riusciti a far andare a ruba scarpe, ciabatte e calzini coi loro colori e il loro marchio.
Di colpo, in due giorni.
Cosa ha scatenato la follia d'acquisto nelle persone?
Come è successo? Su quali canali si sono mossi per generare una foll(i)a tale che ha devastato ogni protocollo anti-covid per assembramenti e distanziamenti sociali?




Non una martellante campagna pubblicitaria, né in TV né altrove.
Ma qualcosa è successo, qualcosa che ha fatto capire agli italiani che bisognava correre lì, al Lidl, a comprare paia e paia di orribili scarpe che nessuno indosserà mai (ci potete giurare, o forse sperare).
Me lo chiedo di cuore, me lo chiedo perché questa è una formula di successo: immaginate se riuscissimo ad applicarla a cose più belle o per noi vantaggiose.
È sicuramente un caso da studiare: la corsa all'acquisto incontrollato di un qualcosa di brutto, da non usarsi, di cui probabilmente vergognarsi anche.

Il vero esperimento sociale dei potenti è questo, non di certo le motivazioni complottiste dietro la quarantena e il virus.
Sapete perché? Perché non ci credo che una cosa simile sia seria: è palesemente una trollata, una cosa per prendere per il culo la gente che ci è pure cascata in massa.
Andiamo: come si potrebbe essere minimamente attratti da un volantino simile?




Non vi sembra una parodia?
Un qualcosa che vuol ironizzare su influencer e stronzate varie?
Ma, parodia o meno, si è trasformata in realta. Molti fashion victim si sono fiondati: fa figo avere queste scarpe.
E così, tra la ressa per una ciavatta e la coda kilometrica per il nuovo iPhone non c'è più differenza: la povertà ha raggiunto tutti.
Ne ha parlato anche Mick sul suo Pulp Standoff (LINK!).


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