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[SOCIETÀ] ho la sindrome di Peter Pan?



Neotenia psichica
è il suo vero nome, ma mi sembra una cosa troppo seria, troppo da grandi.
Ecco, appunto.
Preferisco chiamarla col nome del popolo, anche perché dalla cultura pop prende a modello un personaggio e il suo essere: Peter Pan.
Dal romanzo dell'inglese James Barrie, Peter Pan è il ragazzo che non voleva crescere.
E la sindrome di Peter Pan diventa un concetto alla portata di tutti proprio nel 1983, quando nascevo io secondo i miei attuali documenti, e quando il dottor Dan Kiley pubblicò un libro che portava quel titolo.
Un libro, ovviamente, sulla gente che non vuole crescere.

Non si tratta di una sindrome presente sul Manuale diagnostico e statistico dei Disturbi Mentali, forse perché è qualcosa di cui tutti soffriamo.
Siamo tutti affetti dalla sindrome di Peter Pan?
Oggi ne parla anche Riccardo sul suo blog ABCB, dando il suo punto di vista (LINK).

Forse in modo lieve, forse non presentando tutti i sintomi canonici, credo di avere questo disturbo, che effettivamente disturbo non è.
Un adulto (ma io ho dodici anni!) affetto dalla sindrome di Peter Pan fatica a maturare, non riuscendo a superare una condizione/concezione mentale egocentrica e narcisista tipica dell'infanzia.
Vedete? Potevo fare a meno di citare qualcosa di mio, quando vi ho detto in che anno è stato pubblicato quel libro: ma sono egocentrico come un bambino.

COSA SIGNIFICA "NON VOLER CRESCERE"?

Solitamente il "non voler crescere", che assume sfumature e importanze diverse dal leggero al patologico, è associato al "non volersi prendere delle responsabilità".
Ognuno, comunque, a un certo punto della vita è chiamato a farlo: le cose vanno così.
Succede quando "finisce la magia", quel periodo che varia a seconda anche di ciò che ci succede attorno (ne parlammo QUI).
Io però non ho mai sentito l'urgenza di crescere, in tal senso. Anzi.
Alcune questioni sono proprio una rottura di palle niente male, e tendo ad evitarle.
In altre, anche molto serie, mi prendo le ovvie e anche gravose responsabilità (come ad esempio lavorare con imprevedibili ragazzi molto giovani, che potrebbero combinarne di ogni...).

Altre noiose incombenze le lascio, dove possibile, sbrigare ad altri.
Ad esempio non curo quasi mai personalmente le pratiche notarili, pensionistiche, assicurative, commericali e tutte queste cose pallose.
Quando le cose diventano troppo serie/seriose mi annoio subito; mi rivedo come quando, da bambino, eri seduto a tavola coi grandi e coi loro discorsi ammosciapalle su non si sa che, sempre ombrosi, preoccupati, grevi.
L'effetto TG1, potrei chiamarlo: il momento in cui la gaia atmosfera casalinga si rabbuiava perché lo stronzo in TV doveva annunciare, in tono cupo, ogni tipo di disagio o cose tipo indici economici.
E tutti zitti, attenti, in quella sacrosanta mezzora crepuscolare. Terminata la quale, tornava il sole e l'aumento delle tasse era dimenticato grazie al caffè del giorno.
Sì, le cose troppo serie mi infastidiscono.




VITA SENTIMENTALE

Si dice che un adulto con sindrome di Peter Pan non voglia assumersi fino in fondo responsabilità anche nell'ambito sentimentale.
Di certo non ho progetti di matrimonio e figli, ma pur vivendo una eventuale relazione sempre col massimo rispetto, non riuscirei forse a stare per sempre con qualcuno. Inteso proprio come stato in luogo.
Insieme sì, ma non come unica cosa; ognuno coi propri spazi.
Due cuori e anche un capanna, ma ogni tanto pure ognuno a casa sua.
Non credo riuscirei mai del tutto a lasciare la "cameretta", luogo dove finiscono comunque per tornare tutti i divorziati e separati.

TERRORE DEI CAMBIAMENTI?

Si dice anche che chi ha questa sindrome soffra molto i cambiamenti.
A me danno fastidio i cambiamenti improvvisi e negativi: credo sia così per tutti.
Ma ad esempio sono sempre eccitato di fronte a nuove possibilità, anche stravolgimenti enormi.
Come un bambino.



L'IMPOSSIBILITÀ DI CRESCERE

Ci chiediamo mai se, oltre un vero e proprio disturbo da puer aeternus, sia anche la società che ci costringe a essere Peter Pan?
I parasite sigle sono un fenomeno in crescita: noi li chiamiamo bamboccioni, come disse un noto politico che però non trovò mai soluzione per permettere ai giovani di abbandonare la dipendenza dalle paghette genitoriali e trovare così una situazione realmente stabile.

LE DONNE PETER PAN

Talvolta, è anche la stessa società che ci suggerisce di essere eterni Peter Pan.
Una cultura edonista (che ovviamente adoro), un'eterna giovinezza e un confine sempre meno forte tra le varie età crea i kidult, gli adultescenti.
E le donne? Solitamente si pensa al Peter Pan solo in quanto uomo, perché è pensiero comune che siano i maschietti a essere quelli più immaturi.
Forse è vero, ma anche le donne non sono certo tutte Wendy, anzi oggi anche il confine tra i sessi (per quanto concerne la sindrome in questione) è labile.



COSA PENSO SUI PETER PAN

Io credo che questa sindrome di Peter Pan l'abbiano un po' tutti, e l'abbiano sempre avuta un po' tutti.
Ma prima, i freni e gli obblighi morali /sociali erano molto più forti; adesso -per tutta una serie di cose anche sociali- è cambiato tutto, e quindi la gente è quasi tutta... Peter Pan!
In certi casi forse è necessario scomodare un altro personaggio letterario, Doran Gray: perché la voglia di non crescere è anche paura di invecchiare o meglio... volontà di restare in un presente eterno, una eterna giovinezza sospesa.

Nel passato, in quel volere un figlio maschio per giocare con lui o portarlo a pesca; nelle partite di calcetto serali tra quarantenni e cinquantenni scatenati; nel macchinone da comprare o nella moto da sfoggiare... c'era una sindrome di Peter Pan che la società costringeva a proiettare su altre situazioni.
Oggi, che siamo tutti più liberi da quegli schemi sociali, non ci serve la scusa di un figlio per montare un Lego; o il medico che consiglia un po' di sport se vogliamo tirare due pallonate tra amici.
Oggi Peter Pan può crescere, anzi evolversi.
Rimanendo sinceramente bambino.
Tipo me.



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