Donatella Rettore ha sempre fatto parlare di sé: scatenata e stravagante, con le sue canzoni dissacranti e graffianti.
Non mancavano divertenti doppi sensi anti-maschilisti (Kobra, vedi QUI) o la visione futura dell'ossessione per la chirurgia estetica (Splendido Splendente, QUI).
Nel 1982, la cantante scrive (assieme al compagno Claudio Rego) nientemeno che un concept album: Kamikaze Rock 'n' Roll Suicide.
Se il titolo non può che richiamare il brano di commiato di Ziggy/Bowie con cui l'artista inglese diede l'addio alla giovinezza, la coppia Rettore/Rego osa tanto anche a livello visivo.
I temi portanti di questo sesto album della cantante sono due, legati a doppio filo e a un'estetica precisa: quella nipponica.
Sin dalla copertina, infatti, campeggiano ideogrammi e il tagliente stile orientale.
La Rettore sfoggia un look iconico da punk al sapore giapponese, che ha riproposto anche durante un'esibizione a Sanremo 2022.
Onore e suicidio vengono affrontati in nove brani diversi.
Di certo il più noto è Lamette, altra hit dell'artista.
Un brano dal sound energico, che parla in modo anche ironico del gesto estremo di tagliarsi le vene:
Il Giappone non è solo un mero fattore estetico da copertina.
Il sacrificio estremo al gusto ramen è raccontato in due brani: il primo, rock anni '80 con accenni punkettari, è la title-track.
Non si può non pensare ai piloti giapponesi della Seconda guerra mondiale, sin dal titolo.
Metafora della fine di giovani vite, tra paure e coraggio.
Il secondo ci porta nelle atmosfere di un antico Sol Levante, per compiere un suicidio rituale: il seppuku, comunemento detto harakiri e qui chiamato Karariki.
Brano evocativo e sinuoso, potente e ricco di figure (peschi in fiore, Bushido, vecchi altari...):
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