Stavo mangiando un waffle con yogurt e pezzetti di frutta, quando un amico mi parla di una scena del film in questione.La scena della pesca. Elio, il protagonista, penetra il succoso pomo per poi lasciarlo -ripieno di bianco nettare- sul comodino. Arriva Oliver, l'altro protagonista, intento ad assaggiare questo frutto della passione.
Ecco, descritta così, sembra qualcosa da film con Boldi e i Fichi d'India.
E il tutto mi aveva incuriosito, mentre mangiavo quel waffle che ora mi suonava tipo yogurt=cum e frutta=pesca. Alla prima occasione ho visto Chiamami col tuo nome, appena premiato durante la notte degli Oscar.
E comunque la scena della pesca non è così trash. C'è tutto un pre, una costruzione di tensione tragi-erotica che poi è il leitmotiv del film di Luca Guadagnino. Che ricordiamo per aver diretto il film Melissa P. e il videoclip di Paola & Chiara Vamos a bailar (esta vida nueva).
Chiamami col tuo nomeè un film italiano, che all'estero è stato apprezzato da subito mentre qui da noi non se lo incul-- emh, filava nessuno.
Addirittura il trailer italiano sembrava voler mostrare qualcosa che nel film non c'è, quasi per non spaventare una platea che poche ore fa ha comunque in larga parte votato Salvini, Elsa Etero di Frozen e la Lega (Nord). Ecco, il nord. Dell'Italia.
Qui è ambientato il film di Guadagnino (con sceneggiatura -che si aggiudica il premio dell'Academy- di James Ivory dal romanzo di André Aciman). Ma è un film americano, nel senso di film fatto anche per piacere agli americani, per compiacere gli americani.
Estate 1983 (evvai con questi 80's!): il diciassettenne Elio cazzeggia in mutande per tutto il giorno, aspettando le sue storie tese.
Che arrivano col ventiquattrenne Oliver, studente americano che dimostra almeno dieci anni in più, ed ecco il guaio: Eliuccio si innamora.
Prima respinto, poi spinto; tra una sega (con mano e con pesca) e pochi comprimari si consuma questa speciale storia d'amore, tragica come un poema greco, bella come l'Italia.
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dopo American Pie, Italian Fruit. |
Un film quasi divisibile in due parti: la prima, molto più poetica e romantica, la seconda un po' più giocata sul filo dell'eros. ChiaVami col tuo nome.
La prima parte mi è piaciuta di più: un'estate che fa percepire il suo caldo, i suoi spazi, la sua oziosa monotonia. Avrei visto diecimila ore ancora di questa prima parte.
Ma la tensione cresce, e la seconda metà -restando sempre elegante- diventa praticamente un film gay. Un classico film gay di quelli che quindici anni fa trasmettavano su Gay.tv, magari dopo essere passati dai festival a tema.
Per carità, 'sti cazzi (appunto), è un film come un altro. Solo che, visto l'argomento, non si possono non notare certi dettagli. Ad esempio la famiglia di Elio, assurdamente "avanti": ok sono colti, ok sono ricchi, ok sono mezzi francesci mezzi italiani mezzi ebrei (insomma, bastardini), ok sono progressisti: ma vedono il rapporto tra il figlio e Oliver come fosse una coca-cola al bar. Che dovrebbe essere così, sia chiaro, ma siamo pur sempre nell'Italia del 1983 dove la gente ha ancora il quadro di Mussolini appeso sotto il portico e dove leggere Diabolikè il massimo della trasgressione.
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per i patiti dell'archeo-edicola, ci scappa pure un Più e il suo gioco |
La storia è comunque ben costruita, come i due protagonisti: due ruoli ben riusciti e ben recitati; da un lato il ragazzino sognatore e ingenuo, dall'altro il maturo che cerca di far meno danni possibili, commettendo forse il danno più grande di tutti. Ma la vita è bella per questo, è bella anche perché a volte fa piangere.
È un film linguistico. Come Bastardi senza gloria: va visto in lingua originale per apprezzare i diversi idiomi in cui è recitato. Italiano, francese, americano.
Insomma, si dice che all'Academy comandino due lobbies: quella ebrea e quella gay. Metti due circoncisi ad amarsi e prendi due piccioni con una fava.
E non è un doppio senso. È un Premio Oscar.